Onorevoli Colleghi! - Diverse argomentazioni hanno impedito, per lungo tempo, l'apertura di nuove case da gioco sul territorio nazionale. Impedimenti pseudomoralistici hanno ignorato, deliberatamente, forme di presunto gioco d'azzardo istituzionalizzate, mentre nulla impediva l'apertura e il funzionamento di quattro case da gioco a Sanremo, Campione d'Italia, Saint Vincent e Venezia. Tali strutture producono, attualmente, utili per milioni di euro, danno lavoro a migliaia di persone e favoriscono l'incremento del reddito e l'attrazione turistica in tali località. Non a caso, essendo le uniche case da gioco ad essere autorizzate, per entrarvi occorrono tempi lunghissimi e all'interno l'ambiente è affollatissimo; inconvenienti che tolgono al momento ricreativo qualsiasi motivazione, mentre gli ospiti, senza dubbio, gradirebbero momenti di serena amenità di cui è portatrice l'attività ludica. Per non parlare dell'enorme flusso di italiani che si trasferiscono all'estero proprio per dedicarsi alla frequentazione di case da gioco, con tutto ciò che ne consegue in termini di spesa.
      Non si può continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, adducendo motivi di opportunità a sostegno del divieto di apertura di nuove case da gioco, quasi che ciò possa essere inteso come un incoraggiamento dello Stato al gioco d'azzardo, mentre si fa finta di niente quando, ormai, oggi, il gioco è legalizzato è autorizzato in molte sue forme.
      L'apertura di nuove case da gioco non deve implicare scelte di ordine morale.
      La collocazione attuale delle case da gioco nel nord Italia non ha certamente fatto in modo che questa parte dell'Italia divenisse particolarmente immorale o subisse, comunque, conseguenze deleterie per la presenza di quei complessi. Non si può non constatare come, storicamente, il gioco ha origine in maniera naturale con la stessa nascita dell'uomo e che lo stesso nostro ordinamento consente, ovunque, il

 

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gioco del lotto, lotterie e svariati concorsi pronostici i cui proventi sono in gran parte incamerati dallo Stato. Si aggiunga, inoltre, il fenomeno cui già si è fatto cenno dei viaggi organizzati che, settimanalmente, portano un gran numero di persone addirittura fuori dall'Italia; né può dirsi che lo Stato abbia mai vietato questa specie di turismo esaltando una inspiegabile contraddizione per la quale in Italia non si agevola l'apertura di case da gioco, ma si consente tranquillamente di recarsi all'estero per frequentarle.
      Sulla scia delle suesposte considerazioni sembra quanto mai opportuno e coerente proporre l'apertura di nuove case da gioco e, per quel che riguarda la presente proposta, collocarne una nella splendida cornice del comune di Ostuni, in provincia di Brindisi, perla del Mediterraneo, lambita da un mare limpido e meraviglioso e nota per essere una delle più importanti mete turistiche del sud Italia. Una casa da gioco a Ostuni consentirebbe di dare all'intera provincia di Brindisi un impulso sostanziale per il richiamo turistico e rappresenterebbe il perno su cui far ruotare tutta la piccola e media impresa della zona. L'individuazione di Ostuni come sede di una casa da gioco non è assolutamente casuale, soprattutto dal punto di vista delle strutture ricettive. Infatti, essendo meta di flussi turistici provenienti da tutta Europa, Ostuni è provvista di numerosi alberghi di categoria superiore; per non parlare di tutto il territorio circostante, anch'esso a vocazione turistica e dotato di complessi ricettivi di qualità.
      Per queste ragioni, Ostuni si troverebbe nelle condizioni di accogliere nel migliore dei modi anche un turismo d'elite legato alla presenza di una casa da gioco. Tale occasione di richiamo turistico avvierebbe, senza alcuna ombra di dubbio, un flusso turistico annuale non più legato alla sola stagione estiva, con immaginabili benefici sull'intera economia dell'area, ponendosi quale occasione di crescita fortemente attesa da tutta la collettività ostunese e brindisina.
 

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